Addio alla scrittrice di tutti i mondi

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Ci ha lasciati il 22 gennaio 2018 una scrittrice superba, Ursula K. Le Guin; un’autrice eccezionale, nel significato proprio del termine: “fuori dalla norma, insolita”. Ogni sua opera è stata infatti una piacevole sorpresa non solo nella fantascienza ma anche nel fantasy, riconciliando me, e sicuramente molti altri lettori, con un genere che di frequente propone testi poco significativi.

I suoi scritti sono fluidi, la narrazione si svolge con delicatezza e durezza al tempo stesso, raccontando personaggi complessi, il più delle volte positivi ma spesso con un bagaglio di esperienze duro e veritiero: non eroi ma uomini e donne completi, interessanti, stimolanti sia nel più classico romanzo di formazione sia nel testo più politico. E così la Le Guin riesce a parlare di politica, maltrattamenti, vita reale usando le ambientazioni come fossero una superiore metafora della nostra esistenza. Esemplare la maestria con cui narra i complicati temi della sessualità e dell’identità di genere, affrontati con competenza, leggerezza e profondità. Da leggere, rileggere e non dimenticare.

Nel novero delle sue opere maggiormente apprezzate, consiglio, tra i romanzi, I reietti di un altro pianeta e La mano sinistra delle tenebre mentre Crescendo a Karhide e Il campo della visione nella narrativa breve.

Infine, proprio a sottolineare la sua particolarità nel mondo del fantasy, un brano dalla prefazione dei Racconti di Terramare: «[…] Così la gente si rivolge ai regni fantastici in cerca di stabilità, antiche verità, semplicità immutabili. E le fabbriche del capitalismo forniscono tutto quanto. L’offerta soddisfa la domanda. La fantasy diventa una merce, un’industria. La fantasy mercificata non corre rischi: non inventa nulla, ma imita e banalizza. Procede privando le vecchie storie della loro complessità intellettuale ed etica, trasformando la loro azione in violenza, i loro protagonisti in pupazzi, e il loro contenuto veritiero in insulsaggini sentimentali.».

Quello di Anarres

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